Serie Bianca Feltinelli, 2008
Quando parliamo di giustizia non parliamo solo della sua amministrazione quotidiana, nel complesso istituzionale che coinvolge i giudici, i tribunali, le corti, gli avvocati, i pubblici ministeri, le prigioni. Parliamo anche di un punto di riferimentoideale, dei valori di base a cui si ispira la distribuzione di diritti e doveri, opportunità e obblighi. Se si smarrisce questo riferimento ideale, anche l’amministrazione della giustizia soffre.
Dopo piu’ di trentanni in magistratura e con all’attivo decine di inchieste giudiziarie che hanno segnato la storia italiana recente, Gherardo Colombo consegna a questo librola sua riflessione sulla cultura della giustizia e sul senso profondo delle regole. Ma senza una discussione pubblica sulle ragioni delle regole, la vita in società non saprebbe proiettarsi verso il futuro, nè riuscirebbe a immaginare forme migliori di convivenza.
E’ per questo che la discussione sulle regole coinvolge anche i modelli di società a cui le regole si ispirano. Modelli verticali, basati sulla gerarchia e la competizione. E modelli orizzontali, piu’ rispettosi della persona e orientati al riconoscimento dell’altro. Una strada, quest’ultima, tracciata proprio sessant’anni fa dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Costituzione italiana.
Gherardo Colombo ha lavorato in magistratura dal 1974 al 2007. Ha condotto o collaborato a inchieste celebri come la scoperta della Loggia P2, il delitto Ambrosoli, Mani pulite, i processi Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme. Dal 1989 al 1992 è stato consulente per commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Dal 1989 ha lavorato come pubblico ministero presso la procura della Repubblica di Milano. Nel 2005 è stato nominato consigliere presso la Corte di cassazione. A metà febbraio del 2007, a quindici anni dall’inizio di Tangentopoli , si è dimesso dalla magistratura.