Labour e Cgil ricordano Fausto Vigevani a Piacenza

26 febbraio 2023 – Comunicato Ass.ne LABOUR “R. Lombardi”

In occasione dei 20 anni dalla scomparsa di Fausto Vigevani (5 marzo 2003), l’Associazioni LabourR. Lombardie la Camera del Lavoro di Piacenza organizzano un convegno per ricordarne l’impegno sindacale e politico.

L’incontro si svolgerà sabato 4 marzo p.v. , con inizio alle ore 10 e conclusione in mattinata, presso la sala “Mandela” della Camera del Lavoro di Piacenza, via XXIV Maggio,18.

Tema di fondo dell’iniziativa, il ricordo di Fausto Vigevani sotto diversi aspetti: l’amico, il sindacalista, il politico e attualità del suo pensiero, con particolare riferimento a welfare e salute-sicurezza.

Questi gli interventi previsti: Carlo Pronti (amico di Vigevani), Gianfranco Dragoni (già segretario Fiom Piacenza), Ferruccio Danini (già Segretario CdLt di Novara), Renato Matteucci (già CGIL Nazionale e Ass. Labour “R. Lombardi”), Davide Vannicelli (Presidente Ass.ne Labour “F. Vigevani”), Giorgio Benvenuto (Presidente Fondazione “B. Buozzi”), Ivo Bussacchini (Segretario CdLt di Piacenza).

Le conclusioni saranno tenute dalla Segretaria Nazionale della CGIL  Tania Scacchetti.

Renzo Penna

Valdo Spini: “Chi era Giorgio Ruffolo”

Giorgio RUFFOLO è , mancato nei giorni scorsi. Socialista, amico ed estimatore di Riccardo Lombardi, è stata una straordinaria personalità politica che ha attraversato da protagonista l’intera seconda parte del secolo scorso. In molte occasioni ho ascoltato i suoi interventi, lo abbiamo ospitato in Alessandria per i convegni organizzati dal Circolo “Santi”, e ho letto i suoi numerosi saggi. In particolare ho avuto l’opportunità di conoscerlo meglio negli anni ’90, quando, dopo la crisi del Psi, si è impegnato, insieme ad altri compagni socialisti (Antonio Giolitti, Fausto Vigevani, Paolo Leon, Giorgio Benvenuto, Valdo Spini), nei DS per costruire, anche in Italia, il Partito del Socialismo europeo. Ma, come sappiamo, contro questo progetto è prevalso il compromesso tra ex comunisti ed ex democristiani che, nel 2007, ha dato vita al PD. Più volte parlamentare europeo ed italiano è’ stato il primo vero Ministro dell’ambiente.
Tra le sue molte pubblicazioni ricordo, in particolare, “Il capitalismo ha i secoli contati” dove, tra l’altro, si legge: “Una civiltà che pretende di abolire il limite è perduta, perché non riconosce i suoi confini ecologici e sociali ne la possibilità del suo sviluppo culturale“.
Di seguito il ricordo che di Giorgio Ruffolo ha fatto Valdo Spini.
R.P.
19 Febbraio 2023

Chi era Giorgio Ruffolo: socialista, ambientalista e laico che credeva nella politica

di Valdo Spini – (Il Riformista)

Spiegare oggi ad un giovane che non l’ha conosciuto chi era Giorgio Ruffolo non è cosa facile, perché la sua azione va contestualizzata nel periodo politico in cui si trovò a vivere, ma il suo pensiero presenta tratti importanti di modernità che ci possono aiutare anche oggi. Ruffolo era l’uomo del piano, della programmazione, del progetto. Oggi siamo in una fase di transizione economica e produttiva e se non vogliamo andare avanti disordinatamente, senza un progetto, incuranti di chi se ne avvantaggerà e di chi invece rimarrà sotto le macerie della vecchia economia, rischiamo il populismo se non peggio. Ministro socialista dell’ambiente, ebbe la sorte di partecipare nel 1992 alla conferenza di Rio sul futuro della terra, una delle pietre miliari dell’ambientalismo ecologista. Il suo lungo curriculum professionale e istituzionale, parte addirittura dalla collaborazione con Enrico Mattei all’Eni. Successivamente, Segretario Generale della Programmazione economica, deputato europeo, deputato italiano e poi senatore, ministro dell’Ambiente per tutta la legislatura ’87-’92, e ancora deputato europeo, Giorgio Ruffolo ha percorso tutto l’iter di un’importante vicenda istituzionale.

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Penna: “LA SANITA’ PUBBLICA SACRIFICATA AGLI INTERESSI DEI PRIVATI”  

Di Renzo Penna: “LA SANITA’ PUBBLICA SACRIFICATA AGLI INTERESSI DEI PRIVATI – Le responsabilità dei Governi e della Politica”

Vi è una crescente apprensione da parte dei cittadini per le insufficienze e i ritardi che sta manifestando, in diverse sue componenti, il Servizio Sanitario Nazionale. Per questo, al fine di indagare le cause di tali carenze con l’obiettivo di operare per superarle, ritengo possa essere utile ricordare l’impegno e le motivazioni che, oltre 42 anni fa, hanno reso possibile l’istituzione del SSN. E possiamo oggi, a distanza di tanto tempo e con qualche certezza in più, affermare come questa sia stata anche l’ultima delle grandi riforme dello Stato sociale italiano.

Il SSN, l’ultima delle grandi Riforme    

Il 23 dicembre 1978, con l’approvazione della legge n. 833, istitutiva del Servizio sanitario nazionale (SSN), si conclude il lungo e periglioso iter di una riforma frutto del dibattito avviatosi negli anni sessanta sullo stato della salute degli italiani. Nel 1959 la pubblicazione del pamphlet “La salute è malata”, a firma di Giovanni Berlinguer e Severino Delogu, inaugurava un filone saggistico di denuncia della disastrosa condizione sanitaria del Paese.[1] Va rilevato che la riforma del SSN si realizza quando in Europa era già iniziata la fase di riorganizzazione del capitalismo in chiave neoliberista e, sui contenuti del welfare, il modello socialdemocratico entrava in un lungo processo di revisione. Una peculiarità italiana dovuta all’onda lunga del biennio 1968-‘69 e al legame instauratosi, nei primi anni ‘70, tra le lotte operaie e studentesche e il nuovo movimento di rinnovamento della medicina. Un ruolo decisivo ebbero le riflessioni maturate in seno ai due principali partiti della sinistra, Pci e Psi, e al sindacato. Nel 1958 fu la CGIL ad approvare un documento nel quale, per la prima volta, si chiedeva l’istituzione di un Servizio sanitario nazionale a fronte della mancanza in Italia di “una politica sociale efficace e, in particolare, di una moderna politica sanitaria”.[2] In questo percorso emersero significative personalità di raccordo tra l’ambito medico-accademico, il mondo del lavoro e della fabbrica e lo spazio del confronto politico. Tra queste spiccarono alcune figure di studiosi, medici, biologi come Giovanni Berlinguer, Giulio Maccacaro, Alessandro Seppilli e Ivar Oddone.

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Tronti: “Politiche del welfare e del lavoro”

Politiche del welfare e del lavoro, tra costituzione ed economia di  Leonello Tronti*  – 30 novembre 2022

Relazione al convegno CNEL sugli 80 anni del Rapporto Beveridge, organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi.

Tra il 1881 e il 1889, per ispirazione dell’economista Adolph Wagner, Bismarck diede vita al primo sistema previdenziale moderno (assicurazione contro le malattie e contro gli infortuni, pensione di vecchiaia), che servì da modello per tutti gli altri paesi. Una quarantina d’anni più tardi, l’economista inglese Arthur Pigou (1920) fondava l’economia del benessere, mostrando che il benessere economico della collettività non dipende solo dal prodotto nazionale, ma anche dalla sua distribuzione tra gli individui. Pochi anni dopo, negli anni successivi alla Grande Crisi del ‘29, Roosevelt (1935) e Keynes (1936) – sulle due opposte sponde dell’Atlantico ma anche nei differenti ambiti della politica e dell’economia – convergevano nell’individuare la spesa sociale non solo come sollievo ai problemi di deprivazione economica e sociale,
ma anche come motore della ripresa dalla crisi, formulando con nuovo convincimento l’obiettivo del pieno impiego in una situazione in cui le sole forze del mercato non si mostravano in grado di conseguirlo.

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L’autonomia differenziata spacca il paese

Dal Coordinamento per la DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE: Contro un’Autonomia differenziata che nega eguali diritti e spacca il paese

La crisi sanitaria, economica e sociale derivante dalla pandemia ha posto in immediata evidenza le intollerabili diseguaglianze, accresciute progressivamente nel tempo e aggravate oggi dalla crisi conseguente alla guerra in Ucraina, nel godimento di diritti fondamentali come la salute, l’istruzione, la mobilità, il lavoro. Si è segnalata da più parti la necessità di rafforzare il ruolo dello Stato a tutela dell’eguaglianza e dei diritti, con la formulazione e implementazione di politiche pubbliche forti finalizzate a ridurre i divari territoriali e consolidare l’unità del paese. L’urgenza di una iniziativa così indirizzata è in specie sottolineata dalla necessità di attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza secondo le indicazioni e i tempi dati dall’Europa. Mentre una pericolosa spinta in senso contrario si ricava dalle persistenti richieste di autonomia differenziata avanzate da alcune Regioni senza tenere conto delle esigenze di un’Italia unita e solidale. Spinta che potrebbe oggi concretizzarsi con il Governo Meloni, il cui programma prevede l’autonomia differenziata, affidata per l’attuazione al ministro leghista Calderoli.

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Penna: “A REGGIO, NORD E SUD UNITI NELLA LOTTA”

A REGGIO: “NORD E SUD UNITI NELLA LOTTA” *

di Renzo Penna – A cinquanta anni di distanza (22 ottobre 1972-2022) ricordiamo la straordinaria manifestazione sindacale di metalmeccanici, chimici, tessili, edili e braccianti della Cgil a Reggio Calabria per la democrazia, la ripresa del Sud e contro i fascisti di “boia chi molla”.

A Genova (29 settembre – 2 ottobre 1972), nel corso dell’Assemblea unitaria dedicata all’elaborazione della piattaforma contrattuale, nasceva la FLM (Federazione lavoratori metalmeccanici) e sulle bandiere rosse le tre lettere prendevano il posto di FIM-FIOM-UILM. La FLM rappresenterà la categoria per 12 anni (1972-1984) nelle rivendicazioni aziendali e contrattuali, a livello nazionale come sul piano internazionale. L’Assemblea di Genova dei metalmeccanici, nella sostanza, approva i contenuti della piattaforma contrattuale che era stata sottoposta alla consultazione delle fabbriche: essa conteneva obiettivi fortemente innovativi come la rivendicazione di un diritto all’informazione preventiva sulle politiche di investimento delle imprese; l’istituzione di un controllo sull’ambiente di lavoro, attraverso la creazione dei registri ambientali e dei libretti individuali, sanitari e di rischio; l’inquadramento unico operai-impiegati in cinque categorie; la retribuzione di 150 ore individuali per le attività di formazione dei lavoratori. Oltre alla richiesta di un aumento salariale di 18.000 lire uguale per tutti, il consolidamento della settimana di 40 ore su 5 giorni lavorativi, 38 ore settimanali a parità di salario per i siderurgici, la riduzione dello straordinario e per le ferie la parità normativa operai impiegati nonché l’avvicina[1]mento per i trattamenti di anzianità.

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Liliana Segre: “Il discorso al Senato”

Il testo del discorso con cui la senatrice a vita Liliana Segre ha aperto a Palazzo Madama la seduta per il voto del presidente del Senato, giovedì  13 ottobre 2022

Colleghe Senatrici, Colleghi Senatori,

rivolgo il più caloroso saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a papa Francesco.
Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al presidente emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato.
Il presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: «Desidero esprimere a tutte le senatrici e i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita».
Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi.

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Filippo Boatti: “Meloni, adesso togli quella fiamma”

La destra vince ma non sfonda nel paese, come era atteso e anche grazie alla rimonta di Conte-M5S. Certo la sua forza elettorale è moltiplicata da una legge elettorale indecente e incostituzionale che Letta e la Meloni di comune accordo non hanno voluto modificare. Ma la realtà è che gli italiani, i pochi che vanno ancora alle urne beninteso, non sanno più letteralmente a che santo votarsi e i voti della Meloni vengono principalmente dai suoi alleati di destra che li perdono per la senescenza di Berlusconi da un lato e per le comiche disavventure della Lega dall’altro. Gli operai e le classi popolari abbandonate dal falso centrosinistra neoliberale italiano, i cui riferimenti sono gli imprenditori e i mercati (e si vede numericamente, infatti non vince mai un’elezione pur essendo sempre al governo) erano già passati alla concorrenza da molto tempo da quando Berlusconi sconfisse Chiamparino all’uninominale nel collegio di Mirafiori, e da quando i ricchi borghesi milanesi eleggono il sindaco di Milano mentre il resto della regione è tutto “verde”.

Non che la denominazione di “centrodestra” abbia alcun riferimento con la realtà in una coalizione dove di moderato c’è ben poco.

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Ghezzi: “Il sogno di Salvador Allende”

Intervento di Carlo Ghezzi, vice presidente vicario Anpi nazionale, in occasione dell’incontro Anpi/Cgil/Associazione Italia Cuba/Comunità di San Benedetto al Porto, svoltosi l’11 settembre 2022 ad Alessandria, 49 anni (1973) dal colpo di stato in Cile e il sacrificio di Salvador Allende

“Salvador Allende Grossens è stato l’uomo politico cileno che ha incarnato più di altri la lunga tradizione di lotte della sinistra del suo paese e nel Sud America battendosi per l’emancipazione del suo popolo, dei lavoratori, dei settori più diseredati e più umili del Cile. Si è speso per liberarli dalla miseria, dall’ignoranza, dallo sfruttamento proponendo loro al tempo stesso il sogno della costruzione di una società di uguali.

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Tronti: “Separazione del valore dal lavoro e diritto alla conoscenza”

Postfazione di Leonello Tronti per il libro: “I SOMMERSI. Lavoratori disarmati nella sfida con i robot” di Giorgio Benvenuto e Antonio Maglie, P.S. Editore, Roma, Settembre 2022, seconda edizione.

1. I sommersi
Il libro affronta il tema storico, tanto complesso quanto cruciale per la stessa tenuta e lo stesso significato della democrazia, del progressivo deterioramento delle condizioni generali del lavoro
dopo l’ondata internazionale delle lotte operaie degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.
Quell’ondata aveva portato ovunque, in Occidente, al rafforzamento dei sindacati e dello stato sociale e, in Italia, nel 1970 aveva fatto “entrare la Costituzione in fabbrica” con lo Statuto dei
lavoratori di Giacomo Brodolini e Gino Giugni (ma anche, non bisogna dimenticarlo, di Carlo Donat-Cattin), che opportunamente gli autori ripubblicano integralmente come appendice al
volume.

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Associazione LABOUR R. Lombardi – "Per una società di liberi e eguali"