di Grazia Penna Ivaldi – Il 29 Aprile 1945 la firma dell’atto di resa delle truppe tedesche segna la fine della guerra che lascia dietro di sé immense distruzioni e incommensurabili sofferenze.
Per l’Italia inizia il cammino verso la Repubblica e verso nuove istituzioni democratiche.
Maggio 1945 – Riapre la Camera del Lavoro la cui attività si dispiega in molteplici direzioni, dall’azione propriamente sindacale al soccorso materiale divenendo, da subito, parte integrante della città. La lunga crisi della democrazia spinge i lavoratori ad aderire ai partiti e al sindacato esprimendo, in tal modo, la volontà di voltare pagina e, al tempo stesso, di contribuire alla ricostruzione. All’attività sindacale partecipano i lavoratori di tutte le categorie: dai panettieri, agli agricoltori, dagli edili, ai calzaturieri, agli orafi. Saranno questi ultimi, i calzaturieri e gli orafi, a caratterizzare l’economia valenzana negli anni a venire e costituiranno l’impegno prevalente della Camera del Lavoro.
La storia sindacale di Valenza risulta scandita da due periodi segnati dalla crisi e dal declino dei calzaturieri e dalla crescita numerica e organizzativa degli orafi che avverrà negli anni ’60. La presente ricerca si concentra, in particolare, sul decennio 1945/’55 attraverso lo spoglio e l’analisi dei giornali dell’epoca, e si avvale delle testimonianze dei protagonisti, sia per il periodo in esame sia per quello successivo, fino alla fine degli anni ‘60.