di Renzo Penna
Prima che le polemiche della campagna elettorale per le elezioni del comune capoluogo degradino e sviliscano il merito del confronto sui delicati e, per il futuro di noi tutti, decisivi temi ambientali, propongo una riflessione, qualche ragionamento e dei dati sui quali non dovrebbe essere impossibile convenire o, almeno, dibattere in maniera civile.
Come hanno potuto constatare i visitatori di EcoLavori – la Prima Settimana Regionale della Sostenibilità e del recupero di materia – lo scorso giugno alla caserma Valfrè di Alessandria, o, in maniera più completa e aggiornata, chi è stato di recente alla fiera di Rimini per la 10° edizione di Ecomondo, l’industria del riciclo non rappresenta più solo una parte del sistema di gestione dei rifiuti, ma, piuttosto, una componente del sistema industriale ed economico nazionale.
Il recupero dei rifiuti – urbani e produttivi – attraverso più avanzate ed efficaci modalità di raccolta e il loro “riciclo” in materie prime secondarie disponibili per essere riutilizzate, consente, già oggi, di approvvigionare una parte significativa del sistema industriale.
In Italia, e ancor più in Europa, le attività del riciclaggio sono segnalate in costante aumento. Nel nostro Paese, tra il 2000 e il 2004, mentre l’indice della produzione industriale ha subito una contrazione del 3,8%, quello del riciclaggio è, al contrario, cresciuto del 5% e la disponibilità di materie prime secondarie è diventata rilevante per diversi comparti industriali.
Analogamente a quella economica e al crescente numero degli occupati, la dimensione ambientale del recupero e del riciclo risulta essere particolarmente importante. Attraverso il recupero e il riciclo dei materiali si contribuisce in maniera sostanziale alla sostenibilità del sistema, attraverso significativi risparmi di energia e di risorse non rinnovabili e riducendo l’entità delle emissioni dei gas serra sia nella produzione che nello smaltimento finale.
In particolare la riduzione dei consumi energetici legata al riciclo è stimata in un valore di poco inferiore al 10% del consumo totale interno di energia (circa 190 milioni di tep) e rappresenta un valore di assoluto rilievo. L’acciaio, l’alluminio, la carta e il cartone sono i materiali che con il riciclo raggiungono i risultati più significativi nella riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2. L’alluminio riciclato – che rappresenta nell’Unione Europea il 60% dell’alluminio prodotto – usa, in particolare, solo il 5% dell’energia utilizzata per il materiale vergine, mentre il nostro paese è, per carenza di produzione di materia seconda, un forte importatore di alluminio primario.
Nel settore della carta, invece, per il forte aumento dei recuperi interni – dal 1998 ad oggi la raccolta di carta e cartone è passata da un milione a oltre due milioni di tonnellate – l’Italia si è trasformata, da storico importatore di carta da macero, in un esportatore netto.
Oltre a una riduzione dei consumi energetici, il riciclo dei materiali determina poi una riduzione delle emissioni che stanno causando le alterazioni nel clima; riduzione stimabile in un valore di tutto rilievo, rispetto al totale delle emissioni generate in Italia, e fondamentale per recuperare i ritardi accumulati nei confronti degli impegni assunti con l’adesione al protocollo di Kyoto.
Il riciclo dei rifiuti rappresenta così, in maniera crescente per il sistema paese, un beneficio in termini economici, sociali e ambientali.
Nella gestione dei rifiuti urbani la raccolta differenziata dei materiali – che se realizzata in maniera efficiente a livello domiciliare raggiunge percentuali pari al 60 e al 70% – e il successivo riciclo stanno anche rappresentando la principale innovazione gestionale e la più significativa forma di trattamento alternativa alla discarica. In questo superiore allo stesso processo di incenerimento che ritorna in discarica tra il 25 e il 30% del materiale trattato e, per risultare efficace sotto il profilo energetico, ha bisogno di materiali residui dotati di un significativo potere calorifico.
Potere che si ottiene solo per le frazioni di rifiuti residui e indifferenziati che risultano a valle di una raccolta differenziata pari o superiore ai due terzi.
A questa nuova e avanzata impostazione si ispira l’indirizzo della Provincia di Alessandria che sta trovando consenso e attuazione nei Consorzi dei comuni e nelle aziende.
Nel 2006 le percentuali di raccolta differenziata raggiunte, le quantità dei materiali inviati a riciclo e non più smaltite in discarica, in particolare, dal comune di Alessandria – che nel nuovo sistema di raccolta ha fatto da battistrada –rappresentano elementi di una svolta qualitativa di un sistema per la gestione dei rifiuti, migliore per i cittadini-utenti, ma anche componente essenziale di attività produttive compatibili con l’ambiente.