È il 18 settembre del 1984 e sono trascorsi 35 anni.
Riccardo Lombardi è morto. Il vecchio padre storico della sinistra italiana, fondatore del Partito d’Azione, prefetto della Milano liberata, leader intransigente e spesso isolato di una minoranza socialista, si è spento ieri alle 14,50 in una clinica romana.
Riccardo Lombardi, personalità estremamente eterodossa, probabilmente per i suoi trascorsi nel Partito d’Azione, capace di affascinare chi sognava l’alternativa, ma anche di suscitare grande rispetto in chi non aveva una idea propriamente movimentista della politica come Ugo La Malfa. Diceva il leader repubblicano del vecchio compagno del Partito d’Azione: «Non basta avere gli economisti. Bisogna avere anche chi interpreta politicamente gli economisti. Ora secondo me, c’era un solo uomo nel Partito Socialista Italiano che poteva impostare bene il problema dell’economia moderna in Italia, Riccardo Lombardi.
E devo dire che quando Nenni andò per la prima volta al governo mi chiese di convincere proprio Riccardo Lombardi a seguirlo. Nenni in questo aveva le idee chiare, per lui sarebbe stato come il braccio secolare. Io andai da Lombardi per convincerlo e gli dissi: “Voi socialisti mi avete mandato a fare la nazionalizzazione elettrica, a un anno dalle elezioni del ‘63, e io sapevo benissimo che il mio partito l’avrebbe pagata. Se nella battaglia del centro-sinistra io ho fatto i miei cento metri, adesso tocca a te”».
Personalità forte si poneva davanti ai problemi sempre in maniera diretta.
Il lavoro ad esempio. Hannah Arendt diceva: “Non c’è niente di peggio di una società fondata sul lavoro, ma senza lavoro”.
Il tema del lavoro negli anni drammatici del dopoguerra era centrale nella vita del Paese e della giovanissima democrazia, Riccardo Lombardi lo spiegò lucidamente in un intervento all’Assemblea Costituente: “Non c’è nessun altro problema in questo momento, compreso quello dei salari, che sia così essenziale come quello della disoccupazione… Ora il problema dei disoccupati non si può affrontare con i metodi dell’ordinaria amministrazione, voglio dire col metodo degli espedienti anche costosi, con il quale è stato affrontato fino ad oggi. Non può questo problema, che è anche morale, oltre che politico, avere la stessa natura, lo stesso rilievo di tutti gli altri… Si sacrifichi qualunque altra cosa, si sacrifichino anche dei principi, ma il problema della disoccupazione deve essere risolto”.
Riccardo Lombardi va per questo ricordato come importante rappresentante di una stagione politica forse irripetibile in cui la politica era intesa come missione e come spirito di servizio nei confronti dei cittadini e nel caso di Riccardo Lombardi da socialista a servizio delle classi più deboli e disagiate della società.
Un grande uomo ed un insigne statista padre fondatore della nostra Repubblica.
La sua era una politica fatta di analisi, di confronti diretti tra i partiti, ma soprattutto di rigore morale.
Quando un giorno gli chiesero: Ha mai pensato di avere più soldi ? rispose :”Non avrei mai saputo che farne non ho neanche una casa”.
Cosa è una società socialista? Quella società – rispose – che riesce a dare a ciascun individuo la massima libertà di decidere della propria della propria esistenza e di costruire il proprio futuro”.
Il realizzarsi di quei valori socialisti per cui Riccardo Lombardi si era battuto in tutta la sua vita.
Dalla Fondazione Bruno Bozzi