La necessità di una risposta socialista

psi con falce, martello e librodi Sergio Ferrari – “Non si tratta ormai di tentare di capire la politica del Governo Renzi, cioè di un Governo che pretende di rappresentare, almeno a parole, anche la sinistra oggi in Italia. Sarà bene incominciare ad eliminare questa pretesa non per spirito polemico ma semplicemente per fare chiarezza: il Governo Renzi è un buon governo di centro. E d’altra parte come chiamare un Governo la cui politica economica e sociale è dettata – ormai è quasi ufficiale – dalla Confindustria? Si possono fare in proposito degli esercizi paraculturali intorno all’ideologia liberista, ma quello che interessa è sapere se le forze che lo sostengono, oltre a mugugnare, sono in grado di avere un’identità che non comprenda anche il principio secondo il quale “il partito ha sempre ragione”. Non è un invito ad uscire dalle attuali collocazioni, ma un richiamo a partecipare alla ricostruzione di una sinistra superando vecchi difetti.


E’ evidente che l’opera di ricostruzione di una sinistra socialista anche in Italia rappresenta un’operazione straordinaria, viste le cause della sua crisi, in varia misura aggiuntive rispetto a quelle che hanno colpito un po’ tutta la sinistra in Europa. Tuttavia è ormai evidente come questo ritardo del nostro paese inevitabilmente si stia sempre più coniugando con il suo declino economico, sociale, culturale ed etico.
Se, come indicato in un intervento di Renzo Penna (1),  la questione della legislazione sul lavoro varata da questo Governo rappresenta “una regressione culturale”, un ritorno a prima degli anni ’70, non meno arretrate sono le posizioni in materia di sviluppo e qualità dello sviluppo. La formazione, la scuola, l’Università, la Ricerca, cioè gli ingredienti per costruire uno sviluppo sostenibile, sono da anni penalizzati, grazie alle gestioni di chi nel ruolo pubblico non crede e non ha interessa a crederci, non ha conoscenze di ordine macroeconomico e tanto meno può costruire con le proprie convinzioni un’etica pubblica accettabile.
Anche in questi campi, oltre che in quelli delle politiche per il lavoro, fa testo in buona misura la Confindustria – presente di persona al governo proprio con il Ministro dello Sviluppo – mentre il Ministero della Ricerca, dopo la gestione della Gelmini, è stato affidato all’alleato di centrodestra.
Se alle politiche del lavoro si sommano gli esisti di queste politiche di sviluppo – o meglio, di inviluppo – si comprende come le preoccupazioni connesse con le trasformazioni istituzionali e della democrazia trovino un loro fondamento anche nelle evidenti esigenze di regime che in parallelo vengono sollevate da quelle politiche.
Questi percorsi dettati dal ciclo di controriforme non si accompagnano ad un’esplicita richiesta di “credere, obbedire, combattere”, dal momento che per ora ci si è fermati ai “gufi”e alla propaganda e, quindi, la ricostruzione di un’alternativa di sinistra può essere affrontata senza approssimazioni tanto più pericolose dal momento che la situazione è certamente complessa e i ritardi accumulati anche nell’elaborazione a sinistra, pesano ancora molto. Non a caso esiste una convinzione diffusa secondo la quale il vero alleato di questo Governo è rappresentato dalla mancanza di un’alternativa, almeno visibile. Un’alternativi che, deve essere chiaro, non si accontenta di un bel progetto o di dichiarazioni “incontestabili”, ma che intende essere un’alternativa di sinistra di Governo. Quindi colmare il vuoto di un quarto di secolo di assenza della sinistra per cui c’è almeno una generazione che ne ignora i connotati, ricostruire prima di tutto una storia, le idee e quindi anche le analisi, gli strumenti, le partecipazioni, le iniziative, superando via, via le frantumazioni attuali, salvando i grandi principi della libertà e dell’eguaglianza. Poi verrà anche un grande Partito di sinistra. Che, oltre ad essere una naturale esigenza, potrebbe rappresentare anche il nostro contributo per una Europa al’altezza dei tempi.

Roma, 26 febbraio 2015

(1) Renzo Penna: “Il Jobs Act: una regressione culturale” – febbraio 24, 2015 . www.Labour.it

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