di Sergio Ferrari – Le molte sollecitazioni che vengono indotte nel lettore dalle analisi particolarmente “sentite” di Walter Tocci (“La scuola, le api e le formiche”) [1] sulla recente riforma della scuola, hanno una origine nel convincimento che una società può e deve essere giudicata attraverso l’analisi del suo sistema scolastico. Nel caso del nostro Paese questo sistema è stato oggetto di un intervento del Governo evidentemente di grande pretese, che si è voluto, infatti, chiamare: “ la grande riforma per la Buona scuola”. In parallelo “il pensiero dominante si è impadronito delle parole illibate, le ha strappate alla comunità e le ha gettate sul marciapiede a prostituirsi”. Così oggi la parola riforma “non fa più presagire un’emancipazione, ma annuncia nuove sciagure.”
Questa osservazione, del tutto condivisibile, si applica in questo caso all’intervento normativo del Governo Renzi sulla scuola, ma trova conferme molto più estese essendo, come detto, un frutto del pensiero dominante. Nello specifico l’osservazione critica è, visto l’autore, di carattere “scientifico” nel senso che non lascia molto spazi aperti a delle eventuali contestazioni o controrepliche, dal momento che si regge su argomentazioni, evidenze e analisi fattuali specifiche che lasciano pochi dubbi almeno per quanto attiene allo specifico tema della riforma della scuola. Si apre, nel contempo, nell’analisi di Tocci, una riflessione di ordine culturale e politico ben più ampia, proprio in relazione a quel ruolo fondamentale della scuola al quale si è accennato all’inizio. Incominciando dal settore contiguo a quello della scuola e cioè dalla situazione dell’Università, dove l’applicazione del tanto amato criterio del bonus e malus finanziario ha raddoppiato la distanza tra Nord e Sud, senza nemmeno ridurre le nostre distanze dai paesi avanzati. Peggio ancora si è fatto, se possibile, sulle questioni della ricerca e dell’innovazione, dove questo Paese “ha saputo compiere il miracolo del passaggio della società agricola a quella industriale, ma non ha saputo governare la transizione dalla manifattura all’immateriale”. “L’inadeguatezza dell’imprenditoria sarebbe anch’ essa evidente se non fosse coperta dai veli ideologici” . “Per venti anni è mancata sia a destra che a sinistra la capacità di guidare il Paese, preferendo dare retta a quel malinteso mercato di quegli economisti di palazzo che hanno convinto i politici ad applicare ( anche ) alla scuola le ricette già fallite in economia.” Scuola, Università, Ricerca pubblica sono capitoli di una spesa pubblica che, come tale, deve essere ridotta o privatizzata: questa è la realtà in atto secondo i dettami di quegli economisti.
Sarebbe sbagliato trarre una valutazione del lavoro di W. Tocci confinata entro questi limiti critici dell’analisi. In controaltare a queste indicazioni fortemente critiche emergono, infatti, le indicazioni in positivo per una “riforma” della scuola, tutta da scrivere, che sappia essere cosciente della centralità politica della questione e, insieme, della necessità di guardare alto per poter elaborare gli interventi della politica “capaci di porre mete ambiziose e condivise, assicurare finanziamenti duraturi e strumenti innovativi, mobilitare tutti gli attori istituzionali e sociali.”. Ma poiché la questione della scuola è “un problema irrisolto che ci lascia la seconda Repubblica” sarà opportuno cogliere quanto prima questa ampia trattazione per incominciare a elaborare una vera “Riforma” .
La questione, a questo punto, si deve spostare verso la necessità prioritaria di superare “ la sterilità riformatrice strettamente connessa ai caratteri peculiari dell’incerto bipolarismo italiano”. Caratteri che ovviamente hanno inciso non solo sulla questione “scuola” ma anche sulla questione “lavoro”, sulla questione “istituzioni”, sulla questione “politica industriale”, ecc., ecc. Uno spostamento necessario se non altro perché le urgenze interne e internazionali non consentono di collezionare problemi irrisolti o eredità socialmente onerose.
[1] Walter Tocci : La scuola, le api e le formiche – Le Saggine. Donzelli Editore – 2015