di Renzo Penna
Retro di copertina
di Renzo Penna
Retro di copertina
Ed. Laterza – 1994
“Sviluppare limiti alla crescita significa promuovere nuove forme di sviluppo senza limiti. (…) La biforcazione difronte alla quale ci troviamo ci pone non il dilemma tra crescere e non crescere, ma quello tra due tipi di sviluppo. Lo sviluppo della potenza – è questo che chiamiamo crescita – e lo sviluppo della coscienza. E’ questo che vorremmo chiamare, più propriamente, sviluppo”.
Giorgio Ruffolo (Roma, 1926) è stato segretario generale della Programmazione Economica negli anni Sessanta, deputato e senatore al Parlamento italiano, ministro dell’Ambiente, ed è oggi deputato al Parlamento europeo. Economista di formazione, ha svolto incarichi di direzione in imprese pubbliche e private e in centri di ricerca.
Dall’Assemblea Costitutiva di LABOUR a Bologna – 30 ottobre 1993 – la Relazione di MAURO BESCHI: “Qualche idea per cominciare” dove si affermava, tra l’altro, fosse “… poco comprensibile assistere passivamente al deteriorarsi di un sistema di valori ideologici ed etici, allo sfaldarsi di un sistema istituzionale ormai incapace di rappresentare le trasformazioni economiche e sociali, al venir meno, travolte in gran parte dalla questione morale, delle tradizionali forme della rappresentanza politica, all’affacciarsi di pericolosissime forme di disgregazione sociale, senza porre in atto un tentativo, una risposta che, sul versante della azione politica e sociale, con nuove forme e nuovi ragionamenti, tentasse di contrastare i pericoli dell’oggi. ….Avvertiamo un interesse, una sensibilità ad un percorso nel quale donne ed uomini, con varie identità e provenienze politiche, mettano in campo proposte e comportamenti in grado di determinare, anche in Italia, una riforma del sistema istituzionale, politico e sociale consentendo alla “sinistra” di emanciparsi da vecchi vizi massimalisti, da consolidate pratiche di divisione e di trasformarsi in soggetto progettuale e di governo”. Un processo, concludeva la relazione, verso cui “…vi sono certamente opposizioni, talvolta motivate, in altri casi più maliziose; esistono timidezze, incertezze e spesso, quando l’innovazione travolge la propria identità e il proprio vissuto, si aprono in noi riflessioni laceranti e comportamenti di resistenza, di fatto conservatori. Ma se la politica non è mai stata un riflesso condizionato di un determinismo più o meno storico oggi certamente la portata e la qualità del cambiamento pretendono un progetto ed una iniziativa frutto della politica intesa come volontà degli uomini, della loro intelligenza, del loro coraggio, del loro entusiasmo e del loro lavoro. Il futuro sta nelle mani di ciascuno di noi, senza pretese totalizzanti, ma con la consapevolezza che ciò che accadrà dipenderà anche da quanto avremo potuto, saputo o non voluto fare”.
Relazione di MAURO BESCHI
Bologna, 30 ottobre 1993
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