Associazione “Labour” – La questione della crisi greca con la vittoria di Syriza e il successo personale di Tsipras ha preso una strada – certamente non facile e parecchio in salita – che però mette nelle condizioni l’Europa di recuperare, non tanto i crediti, ma, sopratutto, una funzione politica all’altezza del suo ruolo. Almeno così si spera perché non è affatto detto che ciò si verifichi. Ci sono infatti in giro e, al momento, sono prevalenti, coloro che, nel ricordare che i Governi greci avevano in passato falsificato i bilanci, ritengono ora del tutto corretta la terapia mortale inflitta ai cittadini greci per il fatto che, sostengono, con quei trucchi hanno potuto vivere al di sopra delle loro possibilità. Di conseguenza il maltolto va restituito, punto e basta.
Per un ragionamento del genere è però sufficiente un ufficiale giudiziario, nel caso neppure tra i più svegli – visto che non ha saputo distinguere nemmeno tra ricchi e poveri – non una pomposa istituzione con sede in grattacieli e con pretese di svolgere un ruolo super partes.
Quindi i casi sono, o meglio dovrebbero essere, due: o a Bruxelles ci sono dei semplici impiegati e come tali devono essere valutati e considerati; o si afferma che l’Europa è effettivamente una ragioneria generale, anche se un po’ scassata visto che non è in grado nemmeno di verificare la correttezza dei conti che i vari Paesi gli inviano.
La seconda ipotesi per la verità non è in contraddizione con la prima e quindi, in attesa di una revisione generale, qualche intervento su quella ragioneria sarà opportuno venga prodotto. Resta la questione del come intervenire con un socio – la Grecia – che non si è certo comportato bene. In questa situazione, noi pensiamo, l’Europa debba sapere manifestare la sua “qualità” politica e civile, dimostrare di essere qualcosa di diverso da un ufficiale giudiziario e, soprattutto, non far pagare l’errore ai disoccupati, alla povera gente che non ha certo goduto di quelle truffe e non ne è stata responsabile. Quindi l’Europa deve, se mai, stigmatizzare i Governi del passato che sono stati responsabili degli ammanchi e oggi confrontarsi con i nuovi interlocutori, la cui credibilità deriva dal risultato di una competizione elettorale attesa e, per questo, politicamente combattuta sul piano di contenuti e programmi alternativi.
Certamente qualche soluzione ai prestiti accordati dovrà essere trovata. E, in particolare, gravare sugli effettivi responsaili, cioè su quanti in quegli anni hanno accumulato ricchezze, profitti, vantaggi e che con ogni probabilità erono anche al corrente dei trucchi del bilancio pubblico. Se le cifre recuperabili sono inferiori al dovuto l’Europa dovrà concordare delle scadenze accettabili, ma anche accollarsi una parte almeno dei debiti perché una sua responsabilità – o meglio una responsabilità dei suoi burocrati – esiste. Ci sembra che cosi facendo l’Europa non solo dimostra di curare gli interessi di tutti, non solo “insegna” che è meglio comportarsi correttamente, ma forse si colloca su una posizione che traduce una qualità dei rapporti sociali e politici che può essere assunta come modello. E non solo al proprio interno. Questa sarebbe anche l’Europa che desidereremmo avere.